Sei giorni del monologo

Dal 31 marzo al 5 aprile 1981

Milano, Teatro cristallo con il contributo di: Comune di Milano Assessorato alla Cultura, Provincia di Milano Assessorato alla Cultura, in collaborazione con Radio Popolare
Presenta Victor Cavallo

autori: Vincenzo Bonazza, Ciro Cascina, Giuliano Corti, Michelangelo Coviello, Gabriele Frasca, Marica Larocchi, Mario Mieli, Laura Noulian e Tommaso Ottonieri

con: Gianni Leo, Ciro Cascina, Luigi Cancellara, Claudio Beccari, Riccardo Zinna, Valeria Falcinelli, Mario Mieli, Laura Noulian, Paolo De Angelis
Interventi Inge Feltrinelli, Gualtiero Marchesi, Fernanda Pivano, Armando Verdiglione
Intervalli spettacolari  Franco Battiato, Alberto Camerini, Fabio Treves Silvana Barbarini, Alessandra Manari, Satin Dool, Eva

«La logica che presiede al monologo appartiene al simbolico dove le categorie spazio tempo non soggiacciono più al realismo esistenziale bensì ad un simbolismo conoscitivo. In questo senso il monologo ha in sé le molteplici macchine di cui il teatro si nutre nella loro spartizione. (…) In concreto è sempre vero che la catarsi collettiva funziona solo quando l’identificazione avviene sull’uno e non sul molteplice: ecco il perché del monologo, ecco perché saggiare con questo strumento vecchissimo i nuovissimi turbamenti del giovane K. Il giovane K., giovane nel ’68 e impedito a crescere per il successivo decennio, si ripropone qui, non come adulto ma come uomo. (…) Lo stupore che nulla muta e la presa di coscienza del realismo della realtà, che non scherza, ha fatto crescere di colpo una generazione. È quindi venuto il tempo di parlare, non di parlarne, di fare sentire la propria voce come l’unica possibile, come il senza risposta, cioè il nulla che risponde: “il resto è silenzio” ».

Michelangelo Coviello dalla presentazione della rassegna

« La comare: Io gli avrei, sì, fatti parlare, ma per invidia, invece… in questa casa ormai non ci si può più stare, se ne deve andare per il suo bene, se no il padre me lo uccide davanti agli occhi e dobbiamo ancora fare di più parlare la gente, ed io come potrei aiutarlo dalle mani di quel toro sfuriato del padre che quello non ci mette niente a buttare pure me dal balcone e poi, cosa ne so, un altro spavento io penso che possa far diventare la malattia ancora più… quello è già sfortunato! Eppure io non gli ho fatto mai mancare niente: gli ho curato gli orecchioni e pure il morbillo, il male di stomaco, gli ho dato da mangiare come gli altri e quando era piccolo in casa mia non esisteva nessun “plasmon”. Chissà… forse sarà stato quando ebbe quella febbre altissima… oppure perché cadde nel braciere… o quando il padre invece di colpire me che gli avevo tolto la bottiglia di vino da tavola, colpì a isso con una sedia in testa. (…) Neanche il dottore della mutua potette fare niente: mi disse solo “faccia come se avesse un figlio mongospastico”. Il prete del quartiere mi disse: “signora è bene che suo figlio non lo mandi al catechismo, ma lo porti a benedire da Padre Pio, perché una mela fradicia corrompe le mele buone!” ».

Ciro Cascinada Madonna di Pompei, monologo vincitore della manifestazione

«Ha vinto Ciro Cascina, autore e interprete di un monologo, Madonna di Pompei, veemente e plebeo. Una sproloquiata di un personaggio gay di infima collocazione nella scala sociale. Un gay da “basso” napoletano, da cesso pubblico. Un gay patetico, tenero, accorato, violento. Nell’ultima serata della Sei giorni del monologo Ciro Cascina si è portato appresso una claque formidabile, un gruppo di omosessuali milanesi che ha fatto andare avanti le lancette dell’applausometro per più di mezz’ora. Cosi, il concorrente che sembrava avere la vittoria in tasca, l’altro gay Mario Mieli, lui ben più raffinato nello stile e nei richiami culturali, è stato bruciato sul traguardo. (…)

Non poteva esserci finale migliore per questa contesa culturale da suburbio. La cultura “alta” sia pure di scrittori non accademici, gettata nel clima più “basso” possibile in una gara che avveniva in un ambiente a metà fra il velodromo, lo stadio di pelota e il locale di avan-spettacolo. (…) Ottimo anche il presentatore, Victor Cavallo, che aveva la giusta aria da scaricatore stanco ».

– Mario Gamba da “il Manifesto “, 29 marzo 1981