Motore immobile

14 ottobre 1978
Prima rappresentazione

di Pio Giusto

con Franco Battiato voce
Pio Giusto violino
Danilo Lorenzini organo
Michele Fedrigotti organo

“Immaginiamo i meccanismi rotanti di un qualsiasi motore: man mano ci si sposta dalla periferia al centro, verso il perno della ruota, diminuisce il movimento… Così, spostandosi verso il centro di un suono diminuisce la sensazione dinamica, finché da un massimo di staticità si sprigiona un massimo di energia…”. Con poche, disarmanti parole, il compositore Pio Giuto tenta di spiegare il nocciolo della performance. (…) Sin dalla prima sezione è apparso chiaro il progetto di Pio Giusto e dei suoi collaboratori: sviluppandosi da alcuni accordi perfetti tenuti fissi dai due organi si è venuta tessendo una trama sonora di affascinante (quasi ipnotica) immobilità, che avvolgeva lentamente ogni cosa e ogni corpo. Una ricerca difficile e magari discutibile, ma che paradossalmente sembra recuperare al massimo la materialità del rapporto fra la musica e l’ascoltatore in una prospettiva che si  apre problematicamente più sulle funzioni fisiologiche che estetiche del suono.

– Peppo Delconte da “l’Unità”, 17 ottobre 1978



“Ho scelto, o meglio mi ha scelto questa musica, quando ho capito la differenza fra suono e linguaggio, fra essere e pensare di essere. Ho bisogno di un ascolto analitico, che cancelli gli schemi finora usati e favore di una maggiore concentrazione sul suono”. A definire così la sua proposta è Pio Giusto. Lo spettacolo non era però ermetico come il pensiero riportato in apertura: affidato a due organi con l’inserimento del violino in funzione di suggeritore nei mutamenti di tonalità e della voce per una sottolineatura dei temi principali, il lavoro è decisamente interessante.

Enzo Gentile da “la Repubblica”, 17 ottobre 1978