Fessure esemplari & Rumore del buio

il 27 gennaio 1986
Prima rappresentazione Milano, Laser Associazione

di Antonio Syxty

Regia Antonio Syxty
con Paola Nervi, Francesca Paganini, Paolo Cosenza, Cesare Gallarini
Intervalli musicali Davide Mosconi
Interventi artistici Hossein Golba e Francesco Garbelli
Dedicata allo scrittore James Purdy
Produzione Teatro Out Off


« Uno dei fili che corre attraverso gli ultimi spettacoli di Syxty sta nel loro ironico girare su se stessi alla ricerca del brivido di una potenziale tragedia: ma di una tragedia immaginaria tutta intima, privata. Se esiste un pericolo, è segreto e personale. Il peso della scommessa si sposta così, in buona parte, sugli attori: sta a loro, ogni volta, ricreare questo momento magico. I rischi sono quello della regressione fine a se stessa, dell’infantilismo; e all’opposto quello del melodrammatico, dell’intimistico. Ma esiste anche un possibile stato di grazia: bloccare  e restituire agli spettatori, il momento fondamentale di un’evoluzione in tutta la sua fredda passione, una sua tappa intrinsecamente teatrale ».

Oliviero Ponte di Pino dalla presentazione allo spettacolo



«Per un’ora lo spettatore, sistemato lungo una delle pareti (l’altra diventa la ribalta-lavagna per i segni gestuali dei quattro personaggi), segue o forse meglio insegue i loro discorsi e movimenti incoerenti che, come in un lento rituale, si consumano tra oggetti “morti” (possono essere la carlinga sfasciata e le ali di un piccolo aereo ma anche le carcasse congelate di uccelli) in una ripetizione circolare. Insomma, il pretesto per “cercare una condizione forte del teatro” attraverso tensioni che si materializzano ed emozioni quasi palpabili. Bene assecondano l’idea i quattro interpreti con !a loro recitazione “sporca”, violenta».

Domenico Rigotti da “l’Avvenire”, 29 gennaio



«II luogo è presumibilmente un edificio abbandonato, forse distrutto da una guerra o da un’altra catastrofe. Una terra di nessuno disseminata di relitti. (…) In quello spazio fuori dal tempo e dalla storia — un ventre buio tra rassicurante e concentrazionario — i quattro sono isolati dal mondo esterno di cui filtrano soltanto vaghi accenni, forse si sono volutamente autoemarginati, forse quel mondo non esiste più e sopravvive nel loro ricordo grazie a un’illusione o a una finzione, forse invece il mondo è proprio questo, e ogni ipotetico “altrove” è pura astrazione. (…) E’ una drammaturgia di grado zero, una drammaturgia della cancellazione, dove si cancellano i nessi  psicologici, si cancella la costruzione dei personaggi, si cancella il loro muoversi verso qualcosa, si cancella la loro stessa possibilità di farsi metafora. Resta solo una sorta di tavolo anatomico, su cui segmenti di comportamento e di emozioni sono osservati come viscere guizzanti di un corpo ancora caldo. (…) E se Paolo Cosenza e Cesare Gallarini hanno un compito più facile nella loro meccanicità ripetitiva, davvero notevole è la chiave adottata dalle due ragazze, Francesca Paganini e Paola Nervi, che seguono il filo di una recitazione innaturale, svuotata, tutta imperniata su cadenze futili di stralunato gioco infantile, su volute e difficili distonie, senza ombra di verosimiglianza o di  identificazione».

Renato Palazzi dal “Corriere della sera”, 4 febbraio 1986