Limitrofie IV edizione

12, 13, 14 maggio 1986
Prima rappresentazione, Milano, Studio Marconi e Galleria Christian Stein, con il contributo di: Comune di Milano Ripartizione Cultura e Spettacolo, Ministero del Turismo e dello Spettacolo

Programma:

  • 12 maggio
    Studio Marconi
    L’evidente povertà dei mezzi
    di Melodrama
    con: Cinzia Bauci, Mauro Sabbione e Roberto Spagnoli
    Testo Cinzia Bauci
    Musiche Mauro Sabbione

    I canti di Maldoror
    di Lautrèamont
    con Paolo Innocentini

    Fuori catalogo
    di Giancarlo Schiaffini
    Galleria Christian Stein

    H.is my life
    di Patrizia Vicinelli
    Gianni Castagnoli
    Giuseppe Chiari

  • 13 maggio
    Galleria Christian Stein
    Conferenza
    di Franco Cordelli

    Ode al terremoto
    di Angela Scarparo

    Bellezza in pericolo
    di Edoardo Albinati

    Tohû wâ bohû
    di Società Raffaello Sanzio
    con Chiara Guidi e Romeo Castellucci

  • 14 maggio
    Galleria Christian Stein
    Faust
    di Pietro A. Olmeda

    Neotinìa
    di Carla Chiarelli

    Duplice azione Zaj
    di Juan Hidalgo

    Teatro a luci rosse
    di Santagata e Morganti



  • «L’apparente molteplicità degli stili e il rapido ricambio dei protagonisti sul palcoscenico delle mode non tragga in inganno: per i linguaggi artistici questi sono veramente anni di piombo. L’indifferenza coesistenziale sta producendo il massimo dell’appiattimento e il clima dominante è quello di un ritorno all’ordine che passa per la sostanziale acquiescenza a una logica dei limiti, in un’arte forse ricca di virtù, ma irrimediabilmente senza brividi e senza visioni. (…) È attraverso una folgorante incertezza della visione che prende così forma un’arte della trasfigurazione, dell’alterazione, della metamorfosi. Le zone dove questo accade sono naturalmente quelle più esposte, più aperte, meno garantite dalle identità territoriali. Un tempo si sarebbe parlato di performance e di contaminazione: adesso mi sembra che la nuova arte parli una lingua globale che è la quinta essenza di tutte le lingue. Non guarda il teatro, o l’immagine, o il suono, dall’interno, secondo le geometrie classiche, ma a partire da una sensibilità che investe innanzitutto le atmosfere, gli spazi, le temperature, il colore del tempo».

    Franco Bolelli dal catalogo della rassegna



    «Tra le poche isole di ricerca superstiti, a Milano resiste Limitrofie, rassegna riservata all’incontro tra le diverse forme espressive. In questa quarta edizione sono sfilati musicisti e poeti, performer, attori o gruppi teatrali; ma a conferma di una situazione di stasi, non sono arrivati quei graffi, quelle sorprese, quelle invenzioni che ci si sarebbe potuti aspettare solo qualche stagione fa. Prevale piuttosto un’atmosfera da laboratorio scientifico, un atteggiamento consapevolmente sperimentale, anche nel pubblico, più attento che curioso. Un pubblico ugualmente coinvolto da poesie più o meno enfatiche, più o meno cesellate; da meticolose ritualizzazioni della quotidianità; da arabeschi vocali intorno al Faust; da confessioni di critici-poeti in perenne crisi; da thriller da camera che sono anche una divagazione sul melodramma come stile e sul mèlo come genere; da un attore alla ricerca del “lato selvaggio” attraverso Lautrèamont; da un’attrice che gioca ironicamente sulle proprie fantasie e sul proprio disagio. Non a caso l’unica provocazione vera è arrivata dall’irruzione di una pratica spettacolare “bassa” e immediata come uno spogliarello hard; offerto con il piacere dello scandalo “a luci rosse” (questo il titolo della performance) da Santagata e Morganti: brutti, sporchi e cattivi (ma con la brillantina) come due magnaccia, hanno diretto contemporaneamente l’esibizione di Susy e l’attenzione del pubblico, spostandolo e sistemandolo, controllandolo poliziescamente, offrendo sordidamente all’orecchio “la cosa vera”, scacciandolo dopo aver eccitato la sua sciatta e un po’ colpevole curiosità».

    Oliviero Ponte di Pino da “il Manifesto “, 16 maggio 1986