Esperimenti contemporanei di musica improvvisata

concerto per percussioni chitarra elettrico-acustica

6 ottobre 1978
Prima rappresentazione

di Andrea Centazzo e Eugene Chadbourne


«Andrea Centazzo ama le sperimentazioni aperte e, soprattutto, ama circondarsi di musicisti che, pur all’interno del grande filone della musica improvvisata contemporanea, di questa sottolineano le più svariate tendenze ed evocano i più differenziati approcci al materiale musicale e sonoro. (…) Al percussionista friulano va evidentemente bene una tale poliedricità di esperienze: gli serve per mettere a punto una sua personale espressività, non limitata allo specifico percussivo, ma dilatata all’intera organizzazione della musica; gli è utile per riflettere sul ruolo della percussione, e sul suo ribaltamento in atto, nei filoni musicali derivati in primo luogo dalla tradizione jazzistica. (…) In duo con Chadbourne, Centazzo si è esibito nel primo di una serie di concerti. Proprio questa particolarità di “apertura” ha determinato che l’esibizione dei due risultasse ancor più sperimentale del prevedibile. In questo filone musicale, si sa, l’interazione delle personalità e degli “afflati” degli improvvisatori è uno degli elementi essenziali del far musica. Bene; nel concerto di sabato sera proprio questa interazione, di quando in quando, ha fatto difetto, lasciando finanche eccessivi margini di “indipendenza” a ciascuno dei due esecutori. Eugene Chadbourne è, potenzialmente, un grandissimo talento, ma per il momento appare ancora alla ricerca di una sua specifica personalità. I suoi riferimenti spaziano da Derek Bailey alle geniali cialtronerie alla Steve Beresford, a – perché no? – certi “organismi chitarristici” degni di Jimi Hendrix; ma è sicuramente degno di rilievo l’uso, del tutto anticonvenzionale che fa di certi strumenti legati alla tradizione popolare nordamericana, quali il dobro (la chitarra metallica, regina nello stile country) e lo slide, aggeggio che pareva utilizzabile unicamente nella esecuzione blues».

– Roberto Gatti da “l’Unità”, 8 ottobre 1978