Strategia X

Non interrompete l’operazione

Dal 05 al 28 giugno 1979
Milano, OUT OFF

Programma:

dal 5 al 7 giugno
W, M o di alcuni tentativi di salare il sale e di attraversare un muro Azione Oh-art!
di Illy Lasà
con Elena Callegari, Carla Chiarelli, Augusta Gori, Lenny Guerrini

dal 12 al 14 giugno
Tragica sequenza
di Roberto Taroni e Luisa Cividin

19 e 20 giugno
Bendaviolino
Studio sull’orientamento nello spazio attraverso percezioni fisiche e sonore eliminata ogni possibilità di percezione visiva
di Giovanna Rogante

Challenges
sfide
di Nicolas Cincone

dal 26 al 28 giugno
Miami
Wild roads and the last lunch Rotterdam is dying again the souspicion indagine why theschool is the flame?
di Francesco Dal Bosco e Fabrizio Varesco

«Curiosamente Strategia X non interrompete l’operazione, la serie che l’Out Off ha dedicato a quattro giovani gruppi, ha visto ognuna delle performance condensarsi, volutamente o no, in una serata di omaggio. A beneficiarne sono stati Duchamp-Man Ray, II Carrozzone, il mago Houdini, per conto dell’americano Nicolas Cincone e da ultimo Hollywood, cioè il grande cinema dentro all’obiettivo del duo trentino Francesco Dal Bosco e Fabrizio Varesco. A un luogo sacro della letteratura filmica americana riporta già il titolo Miami, anche se questa scelta vuole evocare la sede di un famoso incontro Clay-Liston, ma per arrivare a fisicizzare questa memoria lo spettatore deve prima sottomettersi ad un itinerario. Un prologo esterno propone la proiezione affiancata di due spezzoni accelerati elaborati da Lassù qualcuno mi ama, epopea pugilistica del giovane Paul Newman: i due schermi si prolungano l’uno nell’altro in un affascinante contrapporsi di ritmi, con un grosso scarto di velocità rispetto alle azioni ripetitive che in tre zone dello spazio, illuminate da riflettori, rompono l’immobilità di tre situazioni recitate. (…) Altri gesti iterati e uguali di un altro attore determinano la seconda stazione, in un interno, al piano terreno, contro lo scorrere di un filmato casalingo che mette a fuoco rubinetti, scarichi, flussi d’acqua e di sangue. (…) Tuffati nel confronto col mito hollywoodiano, Dal Bosco e Varesco sembrano distanziarsi dal modello delle sculture viventi degli inglesi Gilbert & George, che è stato all’inizio del loro lavoro con un correttivo forse ispirato dai film del primo Warhol: il cinema in cui si avvolgono diventa l’altra dimensione, il riferimento obbligato di una ricerca puntata alla conquista di un ritmo fisico che ritrovi nello specifico teatrale la stessa efficacia.»

– Franco Quadri da “Panorama”, 16 luglio 1979