Soli contemporanei ad arco

Dal 4 all’11 dicembre 1980
Milano, Galleria Bonaparte, sala Matisse

Programma:

  • 4, 5, 6 dicembre
    Fernando Grillo contrabbasso
    Ouvres 1972-1980
  • 8, 9 dicembre
    Massimo Coen violino
    Musiche di B. Maderna, G. Scelsi, D. Guaccero, M.Bortolotti, M.Coen
  • 10 dicembre
    Massimo Coen violino
    Luigi Lanzillotta violoncello
    Musiche di B. Maderna, S. Sciarrino, M. Coen, Pennisi, S. Bussotti
  • 11 dicembre
    Trio di Como
    Umberto Oliveti
    Claudio Bellasi violino
    Emilio Poggioni viola
    Musiche di V. Pennisi, A. Corghi, L. Chailly, Benvenuti, R. Pezzati, D. Maggi.


« Ancora pochissimi anni fa, una rassegna di concerti per soli strumenti ad arco, sarebbe sembrata un’iniziativa assolutamente bizzarra. Una provocazione nei confronti di codici di fruizione vigenti e delle sacre gerarchie degli arnesi da suono. Ma nuovi linguaggi parlano dal mondo dei rumori. (…) Spianate le vecchie scale dei valori fra strumenti, ogni fonte sonora ha potuto dar fondo alle proprie potenzialità latenti. Anche, finalmente, corde ed archi. Tradizionalmente asserviti ad una funzione gregaria (con l’evidente eccezione del violino (che da sempre conosce bene i fasti del solismo), possono ora vestire i panni del protagonismo. Secolarmente condannati a vivere in branchi per essere ascoltati “secondo natura”, possono oggi produrre suoni in perfetta solitudine. Così il violino, naturalmente, e così la viola, il violoncello e perfino il contrabbasso (quello che Charles Mingus chiamava lo strumento col corpo della madre e la voce del padre). (…) Sul versante della tecnica è venuta affermandosi una clamorosa ventata innovativa. E sempre più sulla lunghezza d’onda dell’espressione creativa come su quella della percezione, le corde e gli archi sono i nervi stessi, vibranti e tesi, della macchina umana ».

– Franco Bolelli dalla presentazione della rassegna

« L’influenza dell’ambiente dove si fa musica è assai sensibile e gli esempi sono sempre più frequenti. Il circolo Out Off, come è noto, è stato costretto dall’ufficio d’igiene o dai Vigili del fuoco (o da tutt’e due, non ricordiamo bene) a sloggiare dalla sua cantina di viale Monte Santo e a chiedere ospitalità di volta in volta ad altri enti, fino a quando non avrà trovato una nuova sistemazione. L’esodo è avvenuto non senza dispiaceri. I fotografi si sono visti privati delle volte a crociera, dei mattoni a vista, delle pareti dipinte di bianco che offrivano fondali suggestivi; gli habitués hanno mostrato nostalgia per certe sbracature, per i ritardi cronici che consentivano lunghe conversazioni e soste al bar; e chissà mai dove si sarà rifugiato il barbone che, ogni volta che c’era spettacolo, veniva immancabilmente a mangiare un boccone e poi si addormentava su una panca, incurante dei suoni dell’avanguardia o dei gesti della ricerca impegnata. Per il ciclo dedicato ai soli contemporanei ad arco, iniziato il 4 dicembre scorso e terminato ieri sera l’Out Off si è trasferito nella Sala Matisse della Galleria Bonaparte in via Moscova: un locale pur esso underground, se per ciò s’intende che bisogna scendere una rampa di scale e piazzarsi al di sotto del livello stradale. Ma invano, qui, il cronista ha cercato con lo sguardo sorpreso anche un solo paio di jeans. Spiccavano completi impeccabili, pellicce, borselli di Gucci, intellettuali dall’aspetto sofferente e un clima consapevolmente elitario, ossia qualcosa di uguale e contrario, a ben guardare, al contenuto del vecchio scantinato. E si sono notate una puntualità scaligera circa l’ora d’inizio e una cura estrema nel non far superare, a concerti senz’altro impegnativi, una durata di quarantacinque minuti, il che è assennato per davvero, anzi è un esempio da imitare a beneficio della musica contemporanea. Comunque sia, l’Out Off ha dimostrato di voler proseguire con decisione sulla strada intrapresa che gli ha procurato fin qui giusti consensi. Interpreti di provato valore come Massimo Coen violino,  Luigi Lanzillotta violoncello, Fernando Grillo contrabbasso e il trio di Como di Oliveti, Bellasi e Poggioni due violini e una viola hanno prodotto suoni solitari, oppure in duo e in trio, illustrando musiche — fra gli altri — di Maderna, Guaccero, Sciarrino, Bussotti e dello stesso Coen. All’uditorio è stata proposta un’informazione insolita e varia, intensa e consapevole. Che poi sia stata anche recepita, non possiamo giurare ».

– Franco Fayenz, da “il Giornale “, 13 dicembre 1980