foto Davide Pinardi

produzione Teatro Out Off con il contributo di NEXT 2019 – Regione Lombardia

Sleepless. Tre notti insonni

26, 27 ottobre 2020, ore 21.00 Teatro Belli, Roma
19a ed. rassegna TREND – nuove frontiere della scena britannica
a cura di Rodolfo di Giammarco

di Caryl Churchill

traduzione Paola Bono
con Elena Callegari, Mario Sala
regia Lorenzo Loris
video Davide Pinardi
scena e decorazioni di Daniela Gardinazzi, costumi Nicoletta Ceccolini
intervento pittorico Giovanni Franzi
luci e fonica Luigi Chiaromonte, collaborazione ai movimenti Barbara Geiger

spettacolo inserito nel Palinsesto del Comune di Milano “I talenti delle donne”
Lo spettacolo ha debuttato a Milano al Teatro Out Off  il 14 gennaio 2020
INFO  Teatro Belli, Roma  tel. 06 58 94 875

Tre coppie a letto. Tre brevi atti di conversazione che, con l’irresistibile, estro tragicomico di Caryl Churchill si sviluppano abilmente intorno alla paura di affrontare la vita.

Tre esempi di relazioni sentimentali che testimoniano una fase di cambiamento non solo nell’ambito della vita privata ma che finiscono poi per ripercuotersi di riflesso sulle nostre attitudini sociali. La grande scrittrice con sorprendente abilità introspettiva, affidandosi a una buona dose di humor nero, riesce a ritrarre le caratteristiche che condizionano l’essere umano contemporaneo nell’ambito della coppia, che si riflettono di conseguenza sulle condizioni di vita e sulle prospettive di cambiamento sociale. Caryl Churchill ci presenta, con toni grotteschi e molto divertenti, tre coppie che sono lo specchio di una evidente difficoltà di orientamento dell’uomo e della donna del nostro tempo.

NOTE SU CARYL CHURCHILL E SUL TESTO.

Notti insonni, passate a leggere i testi della Churchill cercando un centro, un nucleo attorno a cui far ruotare la sua opera che camaleonticamente si trasforma ad ogni appuntamento teatrale…

Avere infine la sensazione di afferrare qualcosa di fondamentale che non è così esplicito ed evidente alla lettura ma che ogni volta pone questa straordinaria drammaturga in contatto costante con la vita che la circonda.

Dalle sue dichiarazioni emerge in modo evidente che all’immaginazione non dobbiamo porre dei limiti, “possiamo andare cauti nelle affermazioni filosofiche e scientifiche ma non dobbiamo sentire, visualizzare e immaginare con cautela.”

E questi sono gli obbiettivi verso cui lei indirizza la sua singolare produzione teatrale ogni volta che si cimenta con lo scrivere un testo.

Ogni volta mette in atto la sfida di pensare e creare un linguaggio nuovo, per un teatro capace di attraversare la realtà, spingendosi avanti, ancora più avanti, nei territori della trasgressione, un teatro che sia insieme politico e poetico.

Qual’è invece,  in particolare, il nucleo entro cui ruota il senso più profondo di “Sleepless. Tre notti insonni”?

Il testo è dell’ ’82 ed è considerato una delle opere minori della Churchill, ma è così tremendamente al passo con i tempi che oggi stiamo vivendo nel nostro paese da risultare spietatamente ancorato alla realtà che ci circonda. La realtà londinese sociale ed economica di quegli anni, quella thatcheriana del liberismo sfrenato di allora si identificava in una politica di globalizzazione e privatizzazione dalla quale le classi meno abbienti finivano per patirne conseguenze economiche e sociali molto difficili da sostenere. In pochi si arricchivano, esclusivamente i grandi capitalisti, a discapito dei tanti proletari di allora, che di fatto sono i poveri di oggi.   Quel sistema economico si è sviluppato ed è progredito sino a creare i prodromi della realtà economica e sociale nella quale ci troviamo.  Infatti è pressoché immediato riconoscere dentro quei letti matrimoniali in cui la Churchill circoscrive le 3 scene che compongono il trittico di “Sleeples. Tre notti insonni”, uno spaccato della nostra vita contemporanea. Si ha la sensazione che in quelle liti, che caratterizzano la vita dei protagonisti e che avvengono dal punto di vista linguistico con un cambio di registro ad ogni episodio, vi sia qualcosa di incombente, una condizione esterna a quelle stanze che alimenta ed è all’ origine del disagio di quelle tre coppie.

La mancanza del lavoro e la carenza di prospettive, accentuano e amplificano il problema delle relazioni sentimentali. La mancanza di autonomia economica nutre e promuove la dipendenza affettiva. Sostanzialmente le condizioni esterne di politica economica e sociale finiscono per riversarsi sulle relazioni sentimentali e le corrodono sino e romperle irrimediabilmente, minando le sicurezze, accentuandone le fragilità. La donna è al centro della prevaricazione patriarcale. Certo sono passati 40 anni e da allora, se n’è fatta di strada, ma l’affrancamento femminile della donna non è mai abbastanza sottolineato e trattato. Nelle opere drammaturgiche della Churchill invece, che possiamo considerare tra i più grandi drammaturghi di lingua inglese viventi, questa è sempre stata una condizione fondamentale. E la sua produzione drammaturgica in circa cinquanta anni di attività è una delle rarissime espressioni che hanno rappresentato un baluardo costante per le rivendicazioni femminili e, più in generale,  la salvaguardia di coloro che vengono oppressi dalle  ingiustizie sociali.

ALCUNE NOTE DI MESSINSCENA.

C’è una didascalia iniziale brevissima della Churchill che accomuna i tre episodi dopo averli differenziati dal punto di vista dello spazio.
Tutte e tre le scene si svolgono intorno a un letto matrimoniale è come se assistessimo dal buco della serratura, spiando all’interno di una stanza, avendo come punto di riferimento il letto matrimoniale che ritorna in tutte e tre le  vicende.
Proprio il letto che dovrebbe rappresentare per la coppia il rifugio ultimo, il luogo di estrema intimità, di  compartecipazione, di massima corrispondenza affettiva e spirituale, diventa il luogo più insidioso entro cui i corpi e le menti dei protagonisti finiscono per sfidarsi senza esclusione di colpi, ferendosi senza via di scampo: quasi una prigione, ovvero l’ opposto del luogo sicuro e protetto.
Lo spazio sembra mutare di volta in volta, sino a restringersi, e a diventare, nell’ultima scena, totalmente privo di profondità prospettica, quasi schiacciato a ridosso degli spettatori.
Tre situazioni distinte anche nel linguaggio: la prima, violenta istintiva carica di frasi volgari dove i personaggi non dandosi tregua, sovrappongono le reciproche battute che arrivano ad essere comiche ed esilaranti e  cadono come fendenti una sull’altra, generate dalle viscere più profonde dei propri brutali istinti. La seconda scena, in totale contrasto con la precedente, sospesa invece su atmosfere dilatate, anche buffe, in cui i due protagonisti sembrano fantasmi generati dal sogno di due sonnambuli. E infine  la terza che inizialmente ci appare una sarcastica dichiarazione di intenti fatta da due protagonisti che affermano di essere cambiati ma riprecipitano nel gorgo della loro incomunicabilità, scivolando di nuovo nei loro errori di sempre, gli stessi da cui pensavano di essersi liberati.
Tre atmosfere diverse, tre notti illuminate prima in modo crudo, spietato e poi onirico, fantastico, per arrivare, nonostante sia notte buia e fonda, all’estrema verità di luci violente e abbaglianti che inondano lo spazio con la  luce accecante di una giornata in pieno sole.
Questo testo, a differenza di altri molto più sperimentali della Churchill, procede su registri più naturalistici ma apre al contempo degli squarci a visioni simboliche.
Non è nostra intenzione mettere in scena uno spaccato londinese degli anni ’80 ma visto che il testo lo permette, proviamo a trasportarlo, senza forzature, nella nostra dimensione italiana, e avvicinarlo alla nostra realtà quotidiana in cui nonostante la buona dose di humor nero subentra, continua e minacciosa, attraverso le  citazioni di Apocalypse Now di Ford Coppola fatte dal cinefilo protagonista dell’ ultimo episodio, la dimensione di un viaggio che, come in Cuore di Tenebra di Joseph Conrad, ricorda un viaggio verso l’ignoto, verso il profondo buco nero dell’orrore. Ma mentre in Apocalypse Now il Vietnam  si sostituisce al cuore dell’Africa, la Churchill sembra mutuare il contesto del misterioso viaggio dei suoi personaggi verso il cuore di tenebra delle relazioni umane con le camere da letto di una grande metropoli, dove quei letti si ripropongono all’infinito; come imbarcazioni, o meglio  zattere galleggianti nel mare magnum della vita caotica di tutti i giorni.

 Lorenzo Loris

Caryl Churchill (Londra, 3 settembre 1938) è una drammaturga britannica, nota per il suo stile teatrale lontano dalle convenzioni realistiche e per tematiche come il femminismo e le politiche sessuali, l’abuso di potere, il colonialismo e la guerra . Viene riconosciuta tra le maggiori drammaturghe di lingua inglese ed è a oggi una delle più celebri tra le scrittrici contemporanee. I suoi lavori giovanili furono influenzati dalle tecniche moderniste del teatro epico brechtiano, da lei usate per esplorare le problematiche di genere e temi inerenti alla sessualità. A partire da A mouthful of Birds (1986), la Churchill cominciò a sperimentare con forme di teatro danza, incorporando nella sua drammaturgia altre tecniche da lei sviluppate dalle performance iniziate da Artaud con il suo “Teatro della crudeltà.” Per questo i suoi lavori non sono caratterizzati da una drammaturgia con una fabula chiara, ma piuttosto privilegiano una narrazione frammentata e surrealistica che li contraddistingue come postmoderni.