Poematico

poema-spettacolo

17 giugno 1980

di Enzo Minarelli

Minarelli non presenta il testo scritto ma lo recita e la sua voce si dimostra la  migliore interprete delle più sottili vibrazioni interiori. Ritmo, intensità, altezza e timbro sono gli elementi su cui si snoda il gioco vocale, gioco non improvvisato, ma che segue le orme di una precisa intelaiatura razionale. Là dove la voce ha bisogno di un supporto, intervengono strumenti come la batteria e la chitarra o le note di vecchie canzoni seppellite nella memoria. Il poeta ha scelto un unico vocabolo su cui condurre questo tipo di ricerca: la parola “poema” per sperimentare la massima portata espressiva con un minimo mezzo linguistico. A fianco del sonoro sono stati realizzati un video-tape e un filmato che accompagnano lo spettatore-ascoltatore nell’itinerario poetico, rendendo più visibili i vari passaggi espressivi. È questo un ulteriore tentativo di collegamento degli specifici campi dei linguaggi artistici; una sperimentazione che tende a creare una sorta di interdisciplinarietà fra le varie possibilità comunicative ».

– Marcella Papeschi da “Strumenti musicali”, n. 7/8, agosto 1980