Maleducata

il 14 ottobre 1985
Prima rappresentazione Milano, Laser Associazione

di Marina Bianchi e Angela Scarparo

da un’idea di Giovanni Agosti
Scarpe, collant, abiti, impianto visivo e regia Marina Bianchi
con Elena Callegari
Testo e voce recitante Angela Scarparo
Idea dei movimenti e gambe Elena Callegari
Idea video Maddalena Bregani
Realizzazione video V.D.N.
Decoro di scena Enrico Calza, Anna Biagiotti e Franca Nava
Luci Yemina Zeller
Produzione Teatro Out Off


«Come una gatta, amica di Lucifero, stai giorno e notte davanti al calorifero. Lo sguardo fiero, il riso seducente, passi le tue giornate a non far niente. Resti sdraiata sul dorso del divano più simile a un caimano che a una donna e tutto dico, pure uno sbadiglio, in quel contesto suona come uno sbaglio, sa di gesto vorace. Mi piace accarezzare la tua schiena, sirena dalle lunghe squame hai addosso lame di sacralità ».

Dal testo dello spettacolo.



«Tutta la scena e gli oggetti vivono all’interno della gamma dei bianchi e dei neri il colore e il corpo, un pezzo del corpo di Elena e gli orpelli che le appartengono. L’ idea dello spiare, quella visuale tagliata della scena dove lei è vista come attraverso una fessura, un buco, una finestra con la tapparella abbassata, ci riconduce alla particolare ottica dell’immagine amorosa che è sogno deformante particolare, voyeurismo. Altri pezzi si aggiungono al mosaico. Riprese video propongono altre visioni parziali svelando pezzi nascosti del corpo di Elena e suggerendo così nuovi voyeurismi. Una serie di brevi pezzi musicali a tratti accompagnano i movimenti del corpo di Elena. Come il contenuto poetico è il ripetersi ossessivo di una condizione di delirio amoroso, senza una soluzione, così la musica non ha un senso vero se non nella ripetizione di un modulo con aggiunte ed ampliamenti sulla stessa traccia della parola, senza mai urtarla o scavalcarla »

Dal programma di sala.



«Metafora efficacissima, almeno nell’intuizione, del rapporto fra il voyeur e l’oggetto del suo feticistico desiderio, e dunque metafora del teatro per quanto di voyeuristico sussiste nel legame tra attore e spettatore. (…) Maleducata corre lungo il filo di brevi testi poetici letti dall’autrice stessa in unangolo della ribalta che in una costruzione linguistica basata su ironiche assonanze e rime beffarde, tratteggia causticamente una serie di comportamenti maschili nei confronti di diversi tipi di donne (o forse si tratta sempre della stessa coppia, circolarmente moltiplicata). Dietro la sua barriera di legno, la interprete-coreografa Elena Callegari si propone di materializzare queste figure f emminili attraverso il solo apporto delle gambe, delle scarpe, di quanto si vede dell’abitoe di elementari passi di danza ».

Renato Palazzi dal “Corriere della sera” 25 ottobre 1985