Limitrofie – I edizione

Dal 17 al 21 maggio 1982
Prima rappresentazione

Milano, Cortile d’onore Palazzo di Brera, Accademia di Belle Arti di Brera, in collaborazione con la Sovrintendenza ai beni Artistici e Storici di Milano.

Programma:

17 maggio
Decalage
Performance
di Roberto Taroni e Luisa Cividin

18 maggio
La caduta di Niobe
Installazione
di Arturo Reboldi

19 maggio
Riccardo III, Zapata, Brando… coscienza al diavolo
di Aurelio Gravina
con il gruppo Action Caravane
e con la collaborazione degli Studenti del corso di scenografia dell’Accademia di Brera
di A.Ghilardi e G. Mariani
Suono Luca Majer

20 maggio
Performance
di Francesco Dal Bosco
e Fabrizio Varesco

21 maggio
II vortice del desiderio è privo d’orizzonte
Performance
di Gianni Colosimo

«Questa piccola rassegna si presenta come “saggio” o “assaggio” di alcune delle esperienze scaturite e legate al Nuovo Teatro e alla Nuova ricerca teatrale. Esperienze che, ad una prima analisi superficiale, possono apparire diversissime e incongruenti fra di loro in quanto investono strumenti, linguaggi e procedimenti, spesso opposti e contraddittori. L’unico filo e legame che consente un approccio, in definitiva, omogeneo, è che tutte queste esperienze, propongono una radice comune: la ricerca dello “spettacolo”. A questo termine, comprensivo di tutte le “tecniche” si affiancano, in territori limitrofi, strumenti e linguaggi che provengono dalle arti visive e dalle contaminazioni intercorse con la performance e ancor prima con la body art. (…) Gli artisti vengono invitati ad esporre i risultati  “particolari” della ricerca che svolgono, senza proporre tutto il sostrato della ricerca stessa. (…) Un omaggio a quei linguaggi che, nel rispetto delle tradizioni stilistiche, vengono reputati di contorno o, appunto, “limitrofi”, ma che, alla riprova dei fatti, si dimostrano sempre di più determinanti nella costruzione di uno spettacolo o per la concretizzazione di una Nuova Spettacolarità».

– Dalla presentazione della rassegna

«Lo scenario è quello del cortile rinascimentale del palazzo di Brera. Come imponeva l’ambientazione il filtro interpretativo più immediato è stato quello delle arti visive. Non è stato difficile usarlo per il duo Cividin-Taroni: il loro inaugurale Decalage appariva come una concezione di quadri o sculture animate, il concettuale delle sagome appese dall’alto, qualche richiamo all’iperrealismo, magari a Segal o addirittura, nell’impatto visivo di un continuo cadere e ricadere, all’ultima “transavanguardia”. (…) Dal Bosco e Varesco hanno invece perimetrato il cortile in una specie di via crucis. Le loro sagome appena accennate sotto stuccati riflettori blu, da Effetto notte. Una successione di quadri staccati, giocati fra i contrasti; tra la violenza a tutto volume della musica “d’effetto” (colonne sonore cinematografiche, rock sentimentali, ma anche un coro alpino) e la violenza della loro presenza, “la retorica dura del giubbotto di pelle, della bottiglia”.(…) Gianni Colosimo, infine, si è inserito con qualche lungaggine in un’ambientazione da quadro surrealista (molte mele per terra, bicchieri di plastica che giravano a vuoto al posto dei dischi, mute figure di ragazze e di bambine sullo sfondo, la gestualità dissociata del Bob Wilson minore)».

– Oliviero Ponte di Pino da “il Manifesto “, 25 maggio 1982