Limitrofie II edizione

Dal 23 al 27 maggio 1983
Prima rappresentazione Milano

Cortile d’Onore Palazzo di Brera. Con il contributo di: Comune di Milano Ripartizione Cultura e Spettacolo e Ministero del Turismo e dello Spettacolo; in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Brera e la Pinacoteca di Brera

Programma:

23 maggio
Corpo
di Krypton
con Giancarlo Cauteruccio, Regina Martino e Pina Izzi

24 maggio
Isole
di Dark Camera
con Marcello Sambati, Massimo Ciccolini, Pisana Sbaffi e Pippo Iacoacci<

25 maggio
Tavola rotonda: Sulle rovine del Postmoderno?
con Francesca Alinovi, Franco Bolelli, Oliviero Ponte di Pino, Titti Danese Caravella, Gianni Emilio Simonetti, Giorgio Verzotti

Verdi Sponde
di Padiglione Italya
con Claudio Bacilieri, Emanuela Ligabue e Andrea Taddei

26 maggio
Artine
di Aurelio Gravina
con Silvia Coen Raffaella Galbiati e Achille Parizzi
Collaborazione degli Studenti del corso di scenografia dell’Accademia di Brera del Prof. Ghilardi
Suono Luca Majer

27 maggio
Notturno
di Angelo Pretolani Program
con Mary Atzori, Michele Firpo, Roberto Marino e Angelo Pretolani


«L’enfatia è come una malattia, è l’enfasi dell’estasi, è l’estasi del mettersi in mostra. È mostrarsi allo scoperto con l’enfisema sotto pelle, il morbillo dell’infanzia enfiatica, il gonfiore tumefatto dell’enfasi di sé che preme dentro i tessuti cellulari e soffia per esplodere al di fuori. Gli enfatisti sono degli enfanomani, megalomani dell’enfasi e malati di elefantismo, del gigantismo di sé, con piedi grossi da elefante e il telefono innestato nel cervello per sintonizzarsi sulle onde telenfatiche, le onde della telepatia dell’enfasi. Gli enfatisti pensano coi bubboni della pelle (assorbono il pensiero attraverso i pori dilatati), ragionano coi piedi d’elefante (ragionano alla grande) e sentono con le antenne radar del loro ego gonfiato. Tra enfatisti ci si riconosce subito. L’enfatia trasmette come la simpatia e segue i movimenti dell’enfastico, il fantastico entusiastico di sé, la meraviglia dell’orgoglio infantilista dell’esibizionismo. Gli enfatisti sono però anche degli opportunisti e degli specialisti di enfaclopedismo e di mimenfatismo: specialisti di ciclopismo enciclopedico che li fa monocchieggiare tra le voci della vita stilizzata classificata dalle enciclopedie (tutte le vite possibili!), e specialisti di mimetismo enfatico, il camuffamento della propria enfasi ed estasi.

Così loro si infiltrano nelle soffiate dell’esserci più che starci davvero, e si insufflano nelle bolle gassose della vanità che ruota per orbite enfallitiche, le ellissi mancanti degli anelli di collegamento col reale. Loro soffrono perciò di afasia ed enfatudine, il morbo del silenzio e della solitudine e si sentono minacciati dall’incubo dell’ enfaclissi: l’eclissi dell’enfasi e l’apocalisse dell’enfatismo. Si difendono allora progettando un quartomondo extraterrestre al riparo dalla minaccia enfatomica il pianeta dell’Enfarte, il pianeta dell’enfasi che si fa arte ».

Francesco Alinovi dalla presentazione della rassegna


« Sotto il raggio isolante di una lampada, un tavolo nascosto all’inizio da un drappo giallo trapunto di macchie di fiori stilizzati; aldisopra, due specchi disposti obliquamente ne evidenziano le forme e rifrangono le immagini delle tre presenze umane che vi agiscono attorno, o sulla sua superficie. Via il drappo, ecco apparire un biliardo: un campo da gioco per la tensione delle stecche e il correre delle palline colorate; ma anche un microcosmo ludico e allusivo. (…) Il verde piano si rivelerà anche letto per schermaglie amorose e ring per il cerimoniale di lotta (e di attrazione) di due gladiatori seminudi, prima di venir restituito alla fine di un doppio strato di coltri simboliche alle vestigia della quotidianità. (…) Grazie alla raffinatezza compositiva e all’eleganza dei movimenti, si delinea un sistema manieristico che non sdegna di citare Canova assieme a Manet recuperando i quadri viventi di Artaud secondo l’interpretazione del Living nei “Mysteries”, senza dimenticare il culto della seduzione teorizzato da Baudrillard. Ma la perfezione epidermica serve a confezionare un’inquietudine, a rendere impenetrabile il tessuto delle vibrazioni sottostanti ».

– Franco Quadri da “Panorama”, 4 luglio 1983