Limitrofie – III edizione

16, 17, 18 marzo 1985
Prima rappresentazione

Milano, Studio Marconi, con il contributo di: Ministero del Turismo e dello Spettacolo, Comune di Milano Ripartizione Cultura e Spettacolo

Programma:

  • 16 marzo
    Golfo Mistico
    Installazione di Electronic Gold
    con Nanda Vigo, Patrizia Gelli, Giovanni Margotto, Fabrizio Passarella, Aldo Polverali Graziella
    Performance di Dario D’AmbrosiPerturbazioni perforza
    Musica di Davide Mosconi

    L’uomo rosso
    di Edoardo Erba e Roberto Traverso
    con Claudio Bisio

    Falsi allarmi
    di Patrizia Balzanelli
    con Lella Costa

  • 17 marzo
    Tempi moderni
    Installazione
    di Atelier AlchimiaSenza parole
    di Elena Cenzato
    con Gianni Quilico, Fabio Mazzari, Marco Balbi, Maria Eugenia D’AcquinoGlicemia
    di Tiziana Panizza
    con Silvia Coen e Andrea Sacchi realizzazione video

    Itesi 172-178
    di Fernando Grillo

    Alba! Che tramonto…
    Performance
    di Giorgio Spiller

    Papier
    Azioni per carta e poesia
    di Valeria Magli

  • 18 marzo
    Occhi sfuggiti allo spettrografo elettronico inglese
    Installazione
    di Giovanotti Mondani MeccaniciKillers
    di Angelo Longoni
    con Luciano Mastellari, Antonio Rosti, Riccardo Magherini, Angelo LongoniLa ragazza arancio
    di Marco Pernich
    con Giovanna Bozzolo

    Alathra
    di Fatma Lootah

    Musica da camera n. 76
    di Walter Marchetti

    Ave Maria
    Ridatemi il mio blu
    Performance
    di Beppe Desiato


« Non è questione di stili o di scelte ideologiche. È proprio che la sperimentazione è condizione stessa di vita per qualunque forma d’arte. La sperimentazione e il cambiamento. Solo che dire “sperimentiamo e cambiamo” non è affatto sufficiente. Perché farla veramente finita con la grande menzogna delle mode e dell’adattamento al reale, non vuol dire restaurare un’avanguardia che ha ridotto la sperimentazione a terreno arido e piatto. (…) Nessun capolavoro ha mai preso forma fuori da un’atmosfera emotiva e inventiva di assoluta intensità. Ecco perché diciamo che tutte le chiacchiere sull’indifferenza e sulla percezione debole avvengono sotto il segno della rassegnazione allo stato delle cose. Non ci sono modelli né formule, per la sperimentazione: ma c’è, e decisiva, la necessità fisiologica forte e di un carattere irrecuperabile. È questo che può ancora fare della sperimentazione qualcosa che in un attimo fatale può cambiare per sempre la tua vita».

– Franco Bolelli dalla presentazione della manifestazione

«Uscendo dallo Studio Marconi dopo una delle tre giornate di Limitrofie il visitatore è autorizzato a chiedersi: “Dove sono stato stasera? In una galleria? In un teatro? O in una sala da concerto?”. Il dubbio è legittimo, ma è un dubbio stimolante, perché la mente passeggia tra le sale dello studio con lo stesso atteggiamento che assume di fronte agli elementi di un puzzle. (…) Tre sezioni principali componevano il programma: corpo, ambiente, suono. (…) Difficile tuttavia per lo spettatore seguire tutto quanto accadeva allo Studio Marconi, dato che la simultaneità degli avvenimenti faceva parte dell’intuizione iniziale. Particolarmente sapido e incisivo è stato comunque Senza parole, atto unico di Elena Cenzato del Laboratorio di Scrittura Drammaturgica della Civica Scuola d’Arte Drammatica di Milano, in cui si ipotizza un futuro orwelliano dove un laboratorio elaborerà nuove parole attribuendogli in maniera arbitraria un significato. Più impegnativo e meno immediato, ma altrettanto pungente, l’intervento di Giorgio Spiller, artista veneziano, eclettico e prolifico, che costruisce grandi macchine di ottone complicate e piene di ingranaggi e le esplora minuziosamente durante la sua “performance”. (…) Altro “limite-confine” è poi rappresentato da Fernando Grillo, eccentrico contrabbassista e compositore nonché docente di contrabbasso al Conservatorio di Perugia; il suo Itesi è l’altra faccia dell’intuizione di Spiller, una sorta di cavalcata “on the road” tra i segreti dello strumento. (…) Impossibile riferire di tutti e quindici gli interventi; ha meritato una citazione l’allestimento Tempi moderni dello Studio Alchimia e le “performance” di Beppe Desiato, Walter Marchetti e dei Giovanotti Mondani Meccanici, tutti alleati a sconfiggere perplessità e ironie degli spettatori: ma l’avanguardia è abituata a queste cose ».

Aldo Vitali da “il Giornale”, 26 marzo 1985

«Limitrofie indica un terreno di passaggio di scambio fra le arti, ma anche una frontiera mobile nel tempo, tra ciò che è noto e ciò che sta prendendo forma. Lo Studio Marconi, con le sue tre sale disposte su vari piani, è stato l’ambiente ideale per la manifestazione, anche se con un limite dovuto al successo. Centinaia di persone scorrevano per le scale e negli ambienti di rappresentazione, con l’effetto a volte di circondare i performers con calore e attenzione, a volte invece di invadere e cancellare lo spazio stesso. (…) Limitrofie ha istituito per questa edizione un interessante rapporto con il Laboratorio di Drammaturgia della Scuola d’Arte Drammatica di Milano. Si è offerto il terreno della manifestazione come occasione di uscita pubblica a giovani autori e attori. (…) S’è visto che ci sono molti giovani interessati alla drammaturgia e capaci di attrarre attori su un terreno di ricerca che qualche risultato comincia pure a fornirlo. Si è segnalata soprattutto la coppia Edoardo Erba – Roberto Traverso con un testo interpretato dall’ormai noto e bravo Claudio Bisio; non a caso i tre hanno intrapreso una collaborazione con il regista Antonio Syxty per un prossimo spettacolo. Ancora dal teatro proviene Dario D’Ambrosi, che qui ha presentato un rapporto erotico con Graziella, la bicicletta. La danzatrice Valeria Magli ha eseguito Papier. A differenza di quella danza che prefigura una sorta di “super-corpo”, la Magli eccita in se stessa e nello spettatore il senso dell’ironia, stemperando atmosfere amorose e di seduzione in tonalità maliziose e avvolgendosi e impacciandosi in materiali cartacei, addirittura domopack. Giorgio Spiller ha mostrato le sue eleganti sculture di ottone. Poi, seminudo e con una metallica testa da manichino dechirichiano, le ha mosse come sue protesi per dire simbolicamente come “il maschio viene imprigionato nell’ingranaggio che svela le sue pulsioni verso la femmina”. (…) Fatma Lootah, artista araba residente in Italia, ha sospeso l’attenzione di tutti con l’Alathra, un rituale dell’accertamento della verginità prematrimoniale che lei esegue su una giovinetta dilatandolo a dimensioni di “action painting”. (…) Diversa invece l’operazione di Grillo, il quale ha eseguito due pezzi mirabili di musica da vedere. Da vedere perchè si trattava prima di un’esplorazione delle possibilità sonore del contrabbasso. Un’esperienza straordinaria che trova il suo senso solo nella partecipazione diretta, ma che si segnala soprattutto per la coniugazione di una maestria dello strumento, di una profonda conoscenza musicale e al tempo stesso di uno slancio sperimentale tanto audace quanto sobriamente non esibito. In complesso dunque questa edizione di Limitrofie si è rivelata un’occasione straordinaria per verificare lo “stato della performance” in area norditalia e, attraverso di esso, i motivi della ricerca e di inquietudine di molti artisti significativi”.

– Antonio Attisani da “Alfabeta”, n. 72, ir