Film & Poetry

8 maggio 1979
Prima rappresentazione

La notte e il giorno

Film
di Gianni Castagnoli

Non sempre ricordano

Poema epico
di Patrizia Vicinelli



“Non vogliamo teorizzare” dicono Castagnoli e la Vicinelli “un rapporto fra cinema e poesia, né però presentarli come figure tecniche distinte. Il film è finzione e lo è anche la lettura di un poema: la cosa reale avviene all’interno delle parole e delle immagini. E la cosa reale è l’esperienza di vita comune da cui sono nati il film e il testo. Il rapporto fra i due è la persona di Patrizia che è dentro e fuori dal film, oggetto delle immagini e soggetto della lettura”. “Il film è tratto”, conclude Castagnoli, “da venti ore di materiale girato fra il ’73 e il ’76 in USA, Europa e l’Africa del Nord. Anni e luoghi in cui cercavo con ogni mezzo di andare nella profondità delle immagini. Sono immagini passate ma che considero attualissime perché ora non potrei più rifarle, il contenuto di vita è irriproducibile”.

– Alberto Farassino da “la Repubblica”, 8 maggio 1979



Castagnoli ha compiuto un lavoro di montaggio su un’incredibile mole di materiale girato: ne esce una perla cinematografica (sminuita soltanto dalla copia presentata, troppo scura) in cui la macchina si confonde con l’occhio rendendo il minimo e il massimo della percezione di un’immagine: film che sembra di un dilettante, mosso e stuccato, ma che imprigiona le impressioni come fa il cervello con l’occhio. Il “trait d’union” col poetare della Vicinelli è il loro comune sapore di Samizdat: le inquadrature del film sembrano girate di nascosto, le parole della poetessa escono da un’esperienza di carcere: Non sempre ricordano nasce come nove piccoli tatzebao facilmente appendibili, da guardare oltre che da leggere: anche nella forma, un atto di denuncia che poi si concretizza nei temi di violenza, privata e pubblica, sviluppati nel testo. Una poesia sociale in cui però si stemperano i colori di esperienze personali, di ricordi, di sogni, di miti. Qui si incontrano i fotogrammi del film e le parole in rima, le inquadrature e le visualizzazioni dei fogli scritti. Anche così si recupera il gusto per la poesia: sia per chi la legge che per chi l’ascolta: non è poco per questo genere di spettacolo.

– Vittorio Parazzoli da “il Manifesto”, 15 maggio 1979