Tavola Rotonda Sarah Kane 20

Erano gli anni ’90 del secolo breve, Londra salutava il governo di Margaret Thatcher  e si avviava a vivere una nuova fase. Una ragazza bionda, esile, dall’aspetto candido irrompe sulla scena teatrale inglese sconvolgendo pubblico e critica. È Sarah Kane, drammaturga  britannica, figura determinante del cosiddetto in-yer-face theatre. A vent’anni dalla sua scomparsa, il teatro Out Off in collaborazione con la Civica scuola di teatro Paolo Grassi, per celebrarne l’opera e il valore ha organizzato una tavola rotonda con giornalisti, docenti, registi ed attori  coordinata dal critico e drammaturgo Gherardo Vitali Rosati.

Ad aprire la tavola rotonda è stato il contributo video di Dimitri Milopolus, regista e direttore artistico del Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino, l’artista  ha ricordato l’incontro con Sarah Kane oltre vent’anni fa,  le prime messe in scena delle sue opere a Sesto Fiorentino, il dolore per la sua scomparsa e l’impegno a portare in scena il suo teatro.

Luca Scarlini: un teatro sciamanico, profetico, rituale.

Luca Scarlini, scrittore e performer,  ha raccontato la genesi della pubblicazione delle opere di Sarah Kane per Einaudi, tradotte da Barbara Nativi, di cui  ha curato l’introduzione.

“Il teatro di Sarah Kane è legato alla dimensione dello scandalo. Lo scandalo è una questione ambigua nella storia del teatro. Il teatro di Sarah Kane  arriva dopo l’esperienza di Martin Crimp, in epoca post Margaret Thatcher, ha tutti gli elementi per provocare scandalo.

La  Londra post Margaret Thatcher era una città punk e violenta, che accumulava sacche di povertà e rabbia molto simile alla Londra post Brexit. In questo contesto storico si inserisce l’opera della drammaturga britannica ma bisogna anche considerare il quadro non isolato in cui maturò quello che venne definito in-yer-face theatre: sono gli anni in cui scrive John Osborne e in cui venne pubblicato The romance britain, opera che aveva molto in comune con Blasted.

Blasted andò in scena in un teatro di 65 posti eppure provocò una serie di reazioni violente, soprattutto da parte della stampa. Furono, invece, molti ed autorevoli gli esponenti del teatro che la difesero: da Harold Pinter  a Bond.

La questione dello scandalo era legata al fatto che Sarah Kane fosse molto giovane e nell’Inghilterra post Margaret Thatcher  volesse lasciare un segno ma ciò significava  assumersi un rischio.

In Crave Sarah Kane scrive “un orrore così profondo può essere fermata solo da un rito”. I pensatori razionalistici  erano però  disturbati da un teatro che voleva essere sciamanico, profetico, rituale. Una profetessa giovane è destinata al rogo.

Renzo  Martinelli: tra la ferite segrete e l’ingiustizia del mondo.

Renzo Martinelli, regista e direttore artistico del Teatro i di Milano ha ricordato la propria esperienza di confronto con il teatro di Sarah Kane, insieme al’attrice Federica Fracassi in occasione della messa in scena di Sinfonia per corpi soli.

“Stavamo lavorando con Federica Fracassi ad un monologo tratto dall’opera di Sarah Kane, io ero titubante di fronte alla rappresentazione di un atto realistico, intimo e autobiografico quale quello presente in 4:4 Psychosis. Da una parte c’era la bellezza della fragilità umana, la difficoltà di scavare all’interno di una ferita così segreta e dall’altra la tensione per l’ingiustizia del mondo. Ci chiedevamo se privilegiare la sofferenza politica o quella personale, queste riflessioni ci hanno potato ad accantonare uno spettacolo quasi pronto per approdare a Sinfonia per corpi soli. Il nostro motore era un omaggio a 4:48 Psychosis.”

Monica Conti:  Il coraggio del teatro di Sarah Kane

L’attrice e regista Monica Conti ha raccontato la propria esperienza con l’opera di Sarah Kane.

“Portare in scena il teatro di Sarah Kane significa realizzare spettacoli svincolati da qualsiasi logica commerciale e ministeriale, rinunciare all’ala protettrice di qualche festival o iniziativa blasonata.

Io ho scelto di lavorare a 4:48 Psychosis perché la drammaturgia  era una forma aperta, un testo in divenire, un allontanamento da ogni forma precostituita.

Anche Crave consente di esercitare la propria creatività attoriale ed artistica. Leggendo l’opera di

Sarah Kane ci si rende conto che lei pone anche la domanda su cosa sia il teatro e cosa sia fare l’attore.”

Margaret Rose: Sarah Kane, cesellatrice della parola poetica.

Margaret Rose, docente di storia del teatro inglese all’Università degli studi di Milano e drammaturga ha parlato dell’importanza della parola nel Teatro di Sarah Kane.

“Sarah kane irrompe nel ’95 sulle scene londinesi e si segnala come novità dirompente. Scrive cinque testi, e durante la stesura  lavora  moltissimo alla forma della scrittura mentre accumula materiale. Crave è un testo di una poesia meravigliosa, privo di qualsiasi indicazione registica o di scena.  A questa libertà assoluta nella forma fa da contraltare la richiesta di fedeltà assoluta alle sue parole. Kane è stata una  cesellatrice della  parola poetica.

Laura Carretti: Sesto Fiorentino, Edimbrugo, Woyzzek. Tre modi per scoprire Sarah Kane.

Laura Caretti, docente di antropologia della performance all’Università di Siena, ha raccontato il proprio rapporto con il teatro di Sarah Kane attraverso tre messe in scene dell’opera della drammaturga britannica.

“Ho conosciuto Sarah Kane a Sesto Fiorentino, assistendo a Blasted ho avuto modo di conoscere  la difficoltà, la passione e l’emozione fortissima nel mettere in scena il testo. Ho letto il  desiderio di amore, la difficoltà di comunicare nell’opera che Barbara Nativi ha tradotto con il termine “dannati”. Il mio secondo contatto con l’opera di Sarah Kane è stato a Edimburgo con  Crave, tradotto in un primo momento di “fame” poi “febbre”. Titolo pregno di significato. Mi trovo di fronte una Sarah Kane che aveva elaborato una forma teatrale nuova, non ci sono azioni violente. Un cambiamento radicale, per lei irreversibile. Noi, invece, siamo consapevoli che quelle voci ci sono ancora. Il terzo contatto avviene  in Polonia con  Cleansed, più violento, più forte ma anche più consapevolmente pronto a dichiararsi una tragedia d’amore. La violenza del testo viene risolta con una leggerezza tragica molto più forte della violenza fisica.