Panizza: I Sillabari, un dizionario per rinominare e riscoprire i sentimenti.

Girava il mondo scrivendo reportage avvincenti sulle colonne del Corriere della sera, pubblicava romanzi che diventavano best seller come Il prete Bello, vinceva il Premio Strega ed era considerato a ragione un fine intellettuale ed un importante opinionista. Questo era Goffredo Parise negli anni ’70-’80 del secolo scorso. Era però anche un personaggio autenticamente anticonformista e genuinamente controcorrente e già questo basterebbe a spiegare il perché oggi sia quasi dimenticato dal mondo letterario e culturale italiano. Così ha esordito  ieri sera Giorgio Panizza, docente di letteratura all’Università di Pavia e delegato al Sistema bibliotecario d’Ateneo, introducendo con un approfondimento su Goffredo Parise la replica di Amore, Ingenuità, poesia, sogno…Sillabari.

“I “Sillabari” sono considerati il vero capolavoro di Parise, ma non bastano i Sillabari per comprendere il suo universo letterario. Il Parise reale, all’origine, è quello poetizzante del “Ragazzo morto e le comete”, c’è poi il romanzo grottesco/sentimentale “Il Prete bello”, lo scrittore pop e postmoderno de “Il Padrone” e poi c’è il viaggiatore politico in Cina, Vietnam, Biafra, Laos, Cile. Un Parise, dunque e tanti Parise, ma ancora oggi un interprete straordinario del valore della vita.Una delle ragioni per cui la ricezione dell’opera di  Parise è difficile è il fatto che oltre ad essere poliedrico lui è sempre stato controcorrente. I Sillabari fanno parte di un percorso in controtendenza nel panorama italiano di quegli anni. Pur essendo stati scritti sul Corriere come semplici prose, racconti sui sentimenti,  i Sillabari fanno parte di un progetto più ampio: se ad una prima lettura possono essere interpretati come racconti sui sentimenti umani, dal punto di vista letterario si configurano come rappresentazioni di situazioni. Ogni racconto dei Sillabari comincia e finisce allo stesso modo, seguendo una tecnica narrativa che riporta alla favola, favorendo nel lettore il processo di identificazione, dopo un processo di de contestualizzazione per giungere alla semplicità primigenia. Ogni sillabario è allo stesso tempo realistico e fantastico. L’obiettivo di Parise non è la rappresentazione della realtà ma la comprensione del reale, il pensiero del reale. Osservando la realtà del mondo contemporaneo Parise ne ricava visioni e definizioni non soddisfacenti. E allora perché non provare a cambiarla la realtà iniziando a rinominarla? È così che nascono i Sillabari, un dizionario dei sentimenti che già nel titolo porta la propria consonanza al libro elementare in cui vengono chiamate le cose per la prima volta. Vi è in ciò una chiara volontà di scrostare il reale  dalla definizione precedente.  Sono racconti dei sentimenti, in cui la bellezza della realtà diventa astratta.
Cesare Garboli definì i Sillabari romanzi virtuali, miniature della realtà, un congelamento di storia che potrebbe essere ampliata.
Non è uno schema ma il punto di arrivo di un percorso in cui il romanzo non esiste più. “