Fantasia, emozione, catarsi e multimedialità. Io sono Sarah Kane raccontato dai suoi artefici.

Quello portato in scena al Teatro Out off è il secondo capitolo di una trilogia iniziata con Io sono Salomè e che finirà con Io sono Nelson Mandela. Io sono Sarah Kane, scritto e diretto da Paolo Scheriani è un’operazione drammaturgica coraggiosa e originale, e per carpirne l’origine e le particolarità abbiamo dato voce a gli artefici della pièce: Paolo Scheriani (autore e regista), Nicoletta Mandelli e Camilla Maffazzoli (protagoniste).
Scheriani, come mai ha deciso di dedicare una pièce a Sarah Kane?
Scheriani: Perché Sarah Kane, ha speso la sua vita in modo appassionato, credendo fino in fondo che le cose si possano trasformare. Il suo teatro è una fotografia impietosa e tragica  della realtà, eppure credo che lei sia stata molto innamorata della vita e vedendo farne scempio dalla crudeltà del mondo sia rimasta ferita. Era una personalità molto sensibile, e proprio la sua empatia con il mondo deve averle causato una sofferenza lacerante. La mia scrittura è stata guidata dall’ispirazione più che da un’indagine filologica sulla sua drammaturgia, mi sono concentrato sull’aspetto umano immaginando cose che probabilmente non sono successe.
Nicoletta e Camilla, due attrici che dividono non solo la scena ma anche il personaggio. In Io sono Sarah Kane vi alternate nel dar voce alla protagonista della pièce. Come avete affrontato questa esperienza?
Nicoletta: Nel nostro percorso artistico abbiamo sempre guardato all’ eroismo delle persone comuni che decidono di vivere fino in fondo la loro passione, e Sarah Kane fa parte di questa categoria. Per noi è stata un’ amica, compagna di viaggio, una di noi, perché come noi fai il teatro mettendoci dentro tutta se stessa. Il testo è stato suddiviso in maniera apparentemente casuale, in realtà man mano emerge una dimensione spirituale nella mia interpretazione e una più carnale in quella di Camilla.
Camilla: È stata un’occasione per raccontare una storia, immaginando anche momenti particolari della vita di Sarah Kane come la scena del ballo o dando voce al suo pensiero sulla critica, che in parte è anche il nostro. È stata un’esperienza molto forte dal punto di vista emotivo, entrare nella sensibilità di questa giovane donna e creare un rapporto diretto con il pubblico, con la scena finale che è una sorta di catarsi, in cui invitiamo gli spettatori sul palco.
Nello spettacolo sono presenti proiezioni video curate da Luca Lisci, che ruolo hanno avuto nell’impianto drammaturgico?
Scheriani: La collaborazione con Luca Lisci va avanti da diversi anni, abbiamo realizzato insieme diversi lavori.  Ha un immaginario molto vicino al nostro, e le sue clip  sono parte integrante della drammaturgia, non si pongono come un accessorio. In questo caso i video ripropongono le protagoniste, attraverso la ripetizione e l’amplificazione del corpo delle attrici.